Il caso di Amanda Todd rimane il più significativo caso di Cyberbullismo. Un esempio di come la rete possa diventare aggressiva, cinica e malvagia.
In questo caso ritroviamo tutta l’essenza del Cyberbullismo, un’ infinità di aspetti e caratteristiche che sono proprie della rete espresse nella loro forma più acuta e spregevole. Un caso che è rimasto agli atti grazie ai genitori che hanno voluto che il video-denuncia della figlia rimanesse in rete per sensibilizzare i ragazzi al fenomeno del cyberbullismo.
Se vogliamo parlare di Cyberbullismo, se vogliamo analizzarne gli aspetti e studiarne le dinamiche, il caso di Amanda Todd è senza dubbio quello che ci dà maggiori informazioni. Nel raccontare questo caso ci troveremo di fronte a molte di quelle situazioni che allora (stiamo parlando del 2010) facevano la loro comparsa anonima e sconosciuta al mondo e che oggi sono diventate invece oggetto di riflessioni, dibattiti e leggi.
Il caso:
Amanda Todd è una ragazzina americana che un pomeriggio mentre sta partecipando ad una chat online cede alla richiesta di farsi una foto a seno scoperto.
Quello che poteva essere un gesto sbagliato, ma innocuo, un episodio che poteva scorrere via senza lasciare nessuna traccia, è diventato l’attimo che ha segnato la rovina della sua esistenza.
Sì perché a partecipare a quella chat non c’era un adolescente ma un uomo che si spacciava per un giovane coetaneo. Da lì a breve la vita di questa ragazzina di soli 14 anni viene presa di mira da questo individuo.
Dapprima con dei messaggi intimidatori, ricattandola e dicendole che se non gli avesse fatto avere altro materiale “erotico” avrebbe inviato l’immagine con lei a seno nudo a tutti i suoi compagni di scuola.
Qualche mese dopo l’ immagine del falso profilo di colui che poi si scoprì essere un uomo di 35 anni, in possesso di doppia cittadinanza olandese e turca, identificato come “Aydin C.” metteva in bella vista l’immagine del suo seno offrendola alla mercè della rete.
Fu l’ inizio di un calvario che portò la giovane Amanda in una crisi depressiva che la portò a tentare un primo suicidio bevendo della candeggina. Davanti a questo dramma la rete non si fermò. Continuo anzi nel farsi scherno della sua persona anche sull’episodio del tentato suicidio.
Non bastò cambiare scuola, non bastò cambiare paese, la rete la raggiunse ovunque con un’aggressività che ancora oggi è possibile constatare.
La sua giovane fragile personalità di adolescente distrutta, annientata.
Il triste epilogo avviene il 10 ottobre 2012 quando sempre bevendo candeggina Amanda si toglie la vita.
In questa triste storia emergono moltissimi degli aspetti che ruotano intorno al fenomeno del cyberbullismo.
Il falso profilo, quello del trentacinquenne che si spaccia per un adolescente e l’impossibilità di capire chi effettivamente c’è ad interloquire con noi quando lo facciamo attraverso la rete.
L’assenza di confini spazio temporali che massacrano in ogni istante la vittima ovunque essa si trovi, impossibilitata nel trovare qualsiasi riparo.
L’immagine, ma anche un commento, una frase, un video, che quando entrano nella rete escono dal nostro controllo. Quella foto non è più sotto il mio controllo, non è più solo di nostra proprietà!
Le dinamiche irreversibili della rete che possono nascere tra le persone figlie di un una idiozia e una leggerezza ( inconsapevolezza forse) di quale danno possono creare.